venerdì 29 maggio 2009

Toscana: edilizia sempre più in crisi

Si è per il momento infranto il sogno della maggior parte delle famiglie toscane, ma soprattutto di giovani coppie, che mettevano al primo posto dei loro desideri una casa di nuova costruzione in una bella zona – possibilmente residenziale – e, magari, dotata di garage e giardino. La crisi ha contribuito notevolmente, anche se i primi segnali si rilevavano già precedentemente, ad infrangere questa speranza ed alle difficoltà già notevoli provocate dai costi dei mutui si sono aggiunti i problemi creati dalla consistente incidenza del carico fiscale che grava in modo molto più alto sulle nuove costruzioni che nei confronti di quelle usate. Si tratta di un rapporto di tre ad uno (per semplificare da circa il 10% per le nuove case al 3% per quelle usate) che in tempi di difficoltà economiche e di accesso ai mutui sono pur sempre un carico non indifferente per gli eventuali acquirenti. La conseguenza più importante e gli effetti più rilevanti sono che, praticamente, il mercato delle nuove abitazioni è del tutto fermo anche se gli effetti recessivi sono sentiti da tutto il comparto dell’edilizia con prospettive certamente non rosee per tutto il corrente anno. Già nel corso dello scorso anno 2008 le compravendite avevano registrato una flessione consistente – a due cifre – con punte di oltre il 18% in meno per la provincia ed un risultato di quasi il 14% di riduzione per i capoluoghi per gli acquisti effettuati senza ricorso ai mutui, mentre ancora più significativa è la flessione delle compravendite che si avvalgono dell’aiuto delle banche scese nel corso dello stesso anno di oltre il 27%. Tutto ciò dimostra che ad una chiara difficoltà di accedere ai mutui per un diverso atteggiamento delle banche, chi acquista una casa preferisce un atteggiamento prudenziale, confermato anche dalla lunghezza dei mutui stessi (allungata di oltre il 2%) od usufruire di risorse proprie.
Altro dato significativo è quello che riguarda la durata delle trattative che sono passate da circa tre a sei mesi ed oltre evidenziando la volontà del venditore di ottenere dalla cessione del bene il massimo possibile – il più vicino alle valutazioni del 2008 – e quella dell’acquirente di ottenere il massimo sconto. Risultato di tutto ciò è il sostanziale ristagno delle trattative e la consistente riduzione delle quotazioni immobiliari per il settore delle abitazioni che scende di un 12% nei capoluoghi e di un 15% nella provincia (rispettivamente –17% e –15% per il comparto commerciale) ed una flessione impressionante del fatturato delle agenzie immobiliari sceso in generale di oltre il 20% ed una situazione più grave per la nostra città che raggiunge il 25%, con punte di oltre il 30% nel terzo trimestre dell’anno 2008.
E’ evidente che questa situazione è ancora più rilevante e drammatica ove si consideri che nell’economia del paese – e le nostre zone non fanno eccezione – il settore dell’edilizia è da sempre considerato determinante per le sorti dell’intero sistema socio-economico italiano e la crisi di questo settore è indicativa delle difficoltà della nazione nel suo insieme. Ai grossi problemi occupazionali che si vengono a determinare (oltre agli addetti al settore edile si deve considerare anche tutto l’indotto ed i servizi ad esso collegati) si creeranno non poche difficoltà per la maggior parte dei comuni italiani che spesso, forse troppo, hanno basato i propri bilanci sulle entrate degli oneri urbanistici non preoccupandosi di intervenire con provvedimenti strutturali per la conduzione amministrativa e meno che mai con una sana politica di riduzione dei costi.

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