martedì 30 settembre 2008

Consorzi di bonifica: servono le sentenze?

Ancora una volta un ricorso contro un Consorzio di bonifica presso una Commissione Tributaria ha accordato la vittoria al ricorrente. Ciò ha riportato all’attenzione dei cittadini l’annosa, e per la verità mai digerita, questione delle tasse applicate a “tappeto” a tutti coloro che risiedono in zone perimetrate dagli stessi Consorzi, spesso senza alcuna logica. E le motivazioni sono le stesse che più volte Confedilizia, anche la sede fiorentina, ha sollevato secondo il principio della liceità della richiesta legata all’effettiva utilità dell’intervento svolto, il quale deve essere finalizzato alle necessità del cittadino colpito dalla tassa. Credo sia superfluo ricordare la differenza tra imposta e tassa in quanto tutti ormai sappiamo che la prima è basata sulla capacità contributiva dei soggetti per consentire allo Stato di erogare i servizi (sanità, scuole, difesa, etc.) e la seconda come corrispettivo di un servizio effettivamente svolto nell’interesse di colui che la deve corrispondere (tassa sui rifiuti, tassa sull’occupazione suolo pubblico, etc.). Tutti, dicevo, siamo a conoscenza di tale distinguo, ad esclusione ovviamente dei Consorzi di Bonifica, che continuano imperterriti a “tassare” i residenti in zone nelle quali, spesso, non vi sono più interventi che possano giustificare l’applicazione di quello che ormai è considerato un vero e proprio balzello.
Questa volta è toccato al Consorzio di Bonifica del Padule di Fucecchio vedersi annullata l’applicazione della tassa ad un cittadino di Pescia che l’aveva ritenuta ingiusta, in quanto non beneficiario di interventi.
In sostanza, la commissione tributaria provinciale non ha fatto altro che riprendere una sentenza della Corte di Cassazione ( n.16428 del 12 Giugno 2007) con la quale veniva stabilito che “per l’applicazione del contributo di bonifica necessita una razionale individuazione dell’area dei beneficiari e della maggiore o minore incidenza dei benefici, a seconda della collocazione dell’immobile”.
Purtroppo, a niente sono valse le sentenze e questi enti sono ancora presenti sul territorio con i loro Consigli di Amministrazione, che il più delle volte sono strutture abnormi rispetto alla reale esigenza.
Seguiamo quindi con la massima attenzione e con qualche speranza quanto dichiarato in proposito dal Governatore della Sicilia – Raffaele Lombardo – che in un’intervista al quotidiano La Repubblica in data 19.8.2008 affermava testualmente “a tagliare sprechi e clientele io ci sto provando, sopprimendo gli enti inutili, chiudendo i consorzi di bonifica, fermando le assunzioni negli enti regionali. Certo, sto pestando molti calli, avverto resistenze consociative che non mi aspettavo, ma non mi fermo”.
Speriamo che altri Governatori provino a mettere mano a questo annoso problema e trovino finalmente il modo di non fare più tassare i cittadini per un servizio che non viene reso.

lunedì 22 settembre 2008

Quando siamo dalla parte della ragione

Questa settimana abbiamo volutamente lasciato spazio alle notizie contenute nell’ultimo numero del mensile di Confedilizia (organo di informazione della sede nazionale distribuito a tutti i nostri iscritti e non solo) perché gli argomenti trattati rivestono la massima importanza per milioni di italiani proprietari di casa e danno l’immediata percezione ai nostri lettori dell’azione svolta da un’associazione (non a caso con quasi 130 anni di attività alle spalle) che si è messa al servizio dei piccoli proprietari di immobili con tutta la forza dei propri iscritti, prima ancora di quella dei suoi quadri dirigenti.
Una dimostrazione, sia pure limitata all’ambito territoriale, di quanto stiano a cuore le sorti dei proprietari di case, anche non iscritti all’associazione, è stata data con il Convegno che si è tenuto a Campi Bisenzio, presso Villa Montalvo, nella mattina di sabato 20 Settembre 2008.
L’aver affrontato i problemi derivanti ai condomini dal frazionamento delle unità immobiliari e/o dalla variazione di destinazione dei fondi commerciali in civili abitazioni, nonché le tematiche dell’eliminazione dei vincoli per coloro che ebbero ad acquistare la casa nelle aree PEEP relativamente ai limiti delle richieste di pagamento da parte delle amministrazioni comunali (la questione non riguarda ovviamente solo Campi Bisenzio), rende perfettamente l’idea delle finalità di Confedilizia e la sua piena disponibilità a farsi carico dei diritti dei proprie-tari.
Cercheremo di approfittare di questa pagina per informare i lettori dei suggerimenti e delle proposte scaturite dal Convegno, riportando il testo degli interventi dei vari relatori – tutti altamente qualificati per esprimere la loro opinione sugli argomenti trattati – fermo restando che se la politica non troverà il modo di impedire una vera e propria ingiustizia (non per la scorretta applicazione della norma ma proprio per l’incongruenza di questa) noi ci attiveremo affinché la giu-stizia rimetta a posto le cose.
Nostro impegno sarà quello di promuovere una causa pilota che permetta di vedere riconosciuto il diritto alla parità di trattamento dei cittadini che, in particolare per la questione delle aree PEEP, è stata completamente disattesa.
I nostri iscritti ci hanno dato e continuano a darci il sostegno necessario risolvere i problemi dei proprietari di casa. Noi abbiamo cercato sempre di tradurre in atti concreti questa potenzialità, confidando che nuove iscrizioni ed il conseguente numero di persone che rappresentiamo ci permettano di avere un ruolo sempre più importante ed incisivo.

venerdì 12 settembre 2008

Record delle bollette

Nel mese di Agosto, anche se il periodo di ferie estive dovrebbe essere un momento di tranquillità e relax, quotidiani, radio e televisioni hanno sottolineato come i costi di bollette e tariffe abbiano ormai raggiunto cifre da record. Presumibilmente, con l’arrivo dell’autunno e più ancora dell’inverno, a questi rincari se ne aggiungeranno altri, che renderanno la vita della maggioranza dei cittadini ancora più problematica.
Una ricerca di Unioncamere ha valutato nell’ordine del 52% in dieci anni – per l’esattezza la percentuale giusta sarebbe del 52,7% - l’aumento dei servizi pubblici che va a sommarsi peraltro a quello già consistente di pasta (+30,4%), pane (+13,2%) ed altri alimenti di prima necessità.
In particolare gli aumenti più consistenti sono stati registrati per le tariffe dei rifiuti solidi urbani (+49,6%), per l’acqua potabile (+44,6%), per i trasporti urbani (+30,4%) ed infine per l’elettricità la quale registra un poco confortante + 28,7% offrendo un quadro della situazione più che deprimente, e lo è ancora maggiormente laddove si consideri che si tratta sempre e comunque di beni di prima necessità ai quali ben difficilmente è possibile rinunciare.
E’ da rilevare come, alla luce di questi dati, l’apertura del mercato alle utilities locali – di recente attuazione – anziché portare beneficio ai consumatori ha reso sempre più complicato fronteggiare le difficoltà economiche, più gravi e difficili giorno per giorno e si sia trasformato più che in un vantaggio in un vero e proprio salasso per le già povere risorse familiari.
Sconfortante è la constatazione che a fronte di un aumento dell’indice dei prezzi al consumo nazionale del 22,2% le tariffe abbiano visto un incremento medio del 40,4%. La conseguenza di ciò è che una percentuale di circa il 10% delle famiglie non riesce più a far fronte al pagamento delle bollette con la dovuta regolarità dovendo per forza di cose contrarre anche il ricorso a beni di prima necessità difficilmente contraibili senza peggiorare notevolmente la qualità della vita.
Dall’indagine svolta da Unioncamere il dato più sconcertante è quello relativo alla spesa totale delle famiglie italiane per i servizi pubblici in quanto il risultato che emerge (a fronte di 41,7 miliardi di spesa totale corrispondente ad €. 1.643 per famiglia) è che rispetto al 1998 l’aumento è stato del 52,7% provocato, ovviamente, anche dalla maggiore domanda ma non solo.
Risulta quindi evidente dalla lettura di questi dati che non è più procrastinabile un intervento forte e deciso a livello governativo e più in generale da parte di tutte le amministrazioni locali, per tenere sotto controllo e possibilmente riportare nell’alveo della normalità l’incidenza delle tariffe che ormai hanno raggiunto livelli tali da far aumentare il numero dei nuclei familiari che sono ormai sulla soglia di povertà.
Se nel caso dei prezzi dei prodotti alimentari – dell’ortofrutta in particolare – è necessario rivedere tutto il sistema della distribuzione ed eliminare parte dei passaggi che rendono la filiera oltremodo pesante, in quello delle tariffe è indispensabile ripensare alla questione delle liberalizzazioni intervenendo anche nel settore delle partecipate, affinché vi sia la possibilità di aprire realmente il mercato alla concorrenza. Ormai è infatti palese che la mano pubblica non ha fatto altro che appesantire la situazione per i consumatori anziché costituire una risorsa.
Non a caso, a fronte di un rialzo di prezzi e tariffe che non trova riscontro in aumenti del potere di acquisto, che è al contrario in ribasso costante, si è verificata una lievitazione del ricorso al credito per il consumo che, come rilevato da Bankitalia, ha raggiunto la ragguardevole cifra di circa 100 miliardi con una percentuale di crescita di oltre il 28% nell’arco degli ultimi due anni.
Riprendono quota le vecchie cambiali – ormai apparentemente sparite – riportandoci indietro di molti anni, è vero, ma in una situazione economica ben diversa: non c’è più un boom economico che spingeva ad acquistare di tutto, ma una preoccupante recessione accompagnata da un altrettanto allarmante aumento del senso di sfiducia e di impossibilità di recupero che risulta in continua espansione toccando classi sociali considerate ben lontane da queste problematiche.
Su tutto ciò bisogna lavorare seriamente senza ulteriori indugi accantonando interessi di parte per privilegiare quelli collettivi. Sarà possibile?

Quale Federalismo fiscale?

Quello che nello scorso numero del giornale avevamo accennato, peraltro in modo abbastanza sommario per le notizie piuttosto confuse e contraddittorie fornite da autorevoli esponenti di Governo, trova sempre maggiori conferme dalle ultime informazioni che trapelano in merito alla bozza relativa alla nuova legge del “federalismo fiscale”.
La ragione ed il buon senso avrebbero suggerito di intervenire in questa materia delicatissima ed importante per i futuri assetti della pubblica amministrazione in maniera seria percependo, prima di tutto, che un provvedimento del genere rappresenterebbe non solo una modifica epocale e storica, ma anche l’occasione giusta per portare la spesa pubblica nell’alveo di correttezza e morigeratezza che allo stato attuale sono e sembrerebbero restare, una pura e semplice utopia.
Non a caso sull’ipotesi di far rientrare dalla finestra un’imposta iniqua come l’I.C.I., applicata peraltro senza alcun rispetto delle norme costituzionali che regolano il sistema impositivo nel nostro paese, abolita per le abitazioni direttamente occupate - con grande rilievo mediatico sia in campagna elettorale che dopo l’attuazione del provvedimento - si è scatenato un vero e proprio putiferio fra ministri dello stesso Governo.
Che il ministro Calderoli, a seguito delle polemiche e contestazioni da parte di suoi autorevoli colleghi, abbia risposto risentito che la proposta rappresenta solo una “bozza” sulla quale discutere significa molto poco in quanto soltanto aver pensato di reintrodurre a favore dei comuni la possibilità di istituire una nuova imposizione sulla casa – anche la prima casa – rappresenta un preoccupante segnale di come si intende il tanto sbandierato “federalismo fiscale”. In parole povere si tratterebbe di lasciare inalterato tutto il castello esistente consentendo agli enti locali di applicare nuove imposte e tasse.
Tutto ciò, caro Ministro, non doveva neppure essere contenuto nella bozza perché se il provvedimento dovesse essere ridotto semplicemente a questo non c’era bisogno di sbandierare ai quattro venti – con ampio risalto dei media – le capacità di questo nuovo Governo, in quanto si tratterebbe esclusivamente di un esecutivo di continuità con tutti gli altri che lo hanno preceduto.
E’ vero che il sistema impositivo sul bene casa deve essere totalmente rivisto e tutta la serie di balzelli che continuano a gravare sui proprietari – e l’I.C.I. era il più odioso di questi – dovrebbero essere ridotti e possibilmente trasformati in uno soltanto più armonico, coerente e soprattutto giusto, ma la strada non è assolutamente questa.
Così come non è più possibile pensare ad un “federalismo fiscale” che non contempli una vera e propria rivoluzione come quella di attribuire precise responsabilità civili e penali nei confronti di quegli amministratori che si rendono responsabili di situazioni disastrose dei bilanci, in quanto il fatto di essere eletti dai cittadini non può rendere esenti da qualsiasi rispetto dei doveri e beneficiari di una sorta di immunità, non scritta ma di fatto esistente.