giovedì 29 aprile 2010

PUBLIACQUA: il caso dell’ASCO e l’inadeguatezza della politica

In questi ultimi giorni la stampa locale si è nuovamente occupata del caso ASCO e della richiesta rivolta agli utenti da parte di Publiacqua di provvedere al pagamento delle bollette rimaste inevase per inadempienza della ditta recapitista (la ASCO) che le aveva regolarmente riscosse dai condòmini.
Ed altrettanto puntualmente più di un politico locale – per la verità di opposizione in quanto la maggioranza si è guardata bene dall’esprimere qualsiasi opinione – è intervenuto sulla questione ribadendo l’assurdità della pretesa dell’ente erogatore vista la responsabilità (civile e penale) della ASCO ma guardandosi bene – tutti – dal rimarcare che sotto l’aspetto giuridico la decisione di Publiacqua è assolutamente inattaccabile alla luce del regolamento e del contratto che l’azienda stipula con il condominio e non con la ditta letturista.
Nessuno, assolutamente nessuno, si è preoccupato di fare in modo che la politica prendesse atto, finalmente verrebbe da dire, della necessità di intervenire decisamente – senza se e senza ma – per cambiare definitivamente questo stato di cose che puntualmente si ripresenta quando questi intermediari creano questo tipo di problema.
Non si riesce a capire, e più volte l’abbiamo ribadito nei nostri interventi su queste pagine, perché non sia possibile instaurare un rapporto diretto fra le aziende erogatrici del servizio (Publiacqua nel nostro caso) ed i singoli condomini eliminando quindi la necessità – sarebbe meglio dire l’obbligatorietà – del ricorso ad intermediari che ovviamente portano ad una riduzione della trasparenza e ad un aumento del rischio di perdita di grosse somme per pagamenti effettuati dall’utente ma non riversati a Publiacqua.
Il tutto, naturalmente, senza che le ditte che svolgono questo servizio siano obbligate da un qualche regolamento, statuto, accordo fra le parti o qualsiasi altro documento al rilascio di una garanzia sotto forma di polizza fideiussoria sufficientemente atta a garantire il condòmino/consumatore che si dovesse trovare in queste incresciose situazioni.
Si è preferito cavalcare la notizia per motivi politici ma si è accuratamente evitato (ma fino a che punto il problema è conosciuto da sindaci, assessori e consiglieri vari?) di mettere sul tavolo un sistema che – ci sia permessa la battuta – fa acqua da tutte le parti e richiederebbe da tempo – molto tempo – una revisione totale in linea con la richiesta di trasparenza del servizio pubblico (o parzialmente tale) e, perché no, con l’adozione di nuove tecnologie alle quali demandare l’instaurazione di nuovi rapporti fra cittadino/utente e servizio pubblico.
Perché non si è mai chiesto da parte della politica, noi nel nostro piccolo l’abbiamo fatto, incontri e dibattiti con gli enti locali, le aziende partecipate (in questo caso Publiacqua), le associazioni di categoria e i Difensori civici – figura purtroppo abolita e prossima alla sparizione – finalizzati a studiare nuove soluzioni? Ancora una volta si è preferito rimanere al piccolo orizzonte evitando accuratamente di affrontare alla radice il problema. E' stata scelta la strada più facile ma si rischia di perdere ancora di più la fiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini. Complimenti per la lungimiranza!!