giovedì 27 maggio 2010

IVA sulla TIA: il Governo vuole cancellare tutto!

Sembra che la certezza del diritto negli ultimi tempi vada di moda ancor meno di sempre.
Destano non poche preoccupazioni le voci che si rincorrono sulla stampa nazionale circa l'intenzione della maggioranza, confortata dall’assenso del governo, di azzerare – approfittando del decreto “incentivi” – il diritto acquisito dei cittadini. Ciò, in forza della sentenza della Corte Costituzionale che aveva stabilito l’illegittimità dell’applicazione dell’IVA sulla TIA e di conseguenza l’obbligo di restituzione da parte dei gestori del servizio di quanto pagato e non dovuto.
Si tratterebbe, ove le preoccupazioni si traducessero in realtà, di un vero e proprio scippo di centinaia di Euro a danno delle famiglie che negli ultimi dieci anni hanno corrisposto somme in misura superiore a quanto dovuto, arrivando a rendere legittima in futuro l’applicazione dell’IVA in forma ovviamente occulta sommando l’importo alla tariffa stessa.
Anche le attività produttive, che attualmente portano in detrazione l’IVA corrisposta (e qui si tratta di somme anche molto consistenti), si troverebbero a subire un danno notevole: ciò non sarebbe più possibile e ne conseguirebbe la necessità di fronteggiare una lievitazione di costi.
Una decisione, quella cui ci riferiamo, che, se adottata con un provvedimento legislativo, non solo darebbe un ulteriore colpo ai già limitati redditi delle famiglie, ma annullerebbe un sacrosanto diritto acquisito in forza di una sentenza della Suprema Corte. Tuttavia, quest'ultima non aveva fatto altro che sancire il principio basilare (non evidentemente nel nostro paese) dell’inapplicabilità di una imposta sull’imposta.
A quanto detto, bisogna aggiungere il fatto che a un tale provvedimento seguirebbe un ulteriore danno - e l’ennesima beffa- nei confronti dei cittadini/contribuenti che già si sono visti negare la restituzione del canone di depurazione applicato sulle bollette dei consumi dell’acqua anche in mancanza dei relativi impianti riconosciuto illegittimo sempre dalla Corte Costituzionale.
Ecco il perché della frase iniziale: quanto detto, dimostra che la certezza del diritto in Italia non interessa granché.

giovedì 20 maggio 2010

ICI sui canoni concordati: allora avevamo ragione?

Nell’editoriale del 7 Maggio u.s. avevamo espresso le nostre perplessità in ordine al rifiuto interposto dalla maggioranza che governa il Comune di Campi Bisenzio all’eliminazione dell’ICI sui canoni di locazione concordati (che scaturiscono dai cosiddetti “patti territoriali” stipulati dalle organizzazioni degli inquilini, quelle dei proprietari e dagli enti locali). Le nostre esternazioni sono state oggetto di una sorta di gogna mediatica su tutti i giornali locali (ultima perla l’intervento del capogruppo PD su “Disegno Comune” – mensile edito dall’amministrazione comunale di Campi Bisenzio) con l’accusa di voler arrecare un danno economico notevole ed una conseguente riduzione dei servizi da parte del Sindaco e della giunta.
A niente è valso far notare il limitato impatto economico di un simile provvedimento. Allo stesso modo, non è stato colto il grande valore simbolico del provvedimento medesimo in termini di creazione di un nuovo rapporto con il mondo della piccola proprietà. La conseguenza di questa rinnovata relazione sarebbe oltretutto il reperimento di alloggi ora bloccati da una sorta di sfiducia nel sistema delle “locazioni”, dovuta sia a problematiche fiscali che alle difficoltà derivanti dall’impossibilità di rientrare in possesso in tempi brevi del bene, perfino in presenza di sfratti per morosità.
Siamo rimasti sorpresi ed anche sconcertati, dalle dichiarazioni dell’Assessore alle politiche abitative del Comune di Campi Bisenzio che testualmente ha affermato “si intende avviare un ragionamento in ordine all’utilizzo delle misure fiscali generali per alleviare la tensione abitativa e favorire l’aumento dell’offerta di abitazioni sul mercato. Potrebbe essere affrontato il tema dell’ICI, verso il quale c’è una sensibilità da parte dei piccoli proprietari, stante che il mercato dell’offerta degli alloggi in locazione è composto in stragrande maggioranza da questa tipologia di persone”. Una tesi ripresa nella relazione del SUNIA che “sollecita la ripresa del tavolo di trattativa per il rinnovo degli accordi territoriali stipulati nel lontano 2004 e l’eventuale estensione dell’azzeramento dell’ICI come deliberato dal Comune di Firenze”.
Allora ci è sorta spontanea la domanda: ma il capogruppo del P.d. parlava per se stesso o per la maggioranza? E dietro questa serie di attacchi c’era soltanto una posizione personale o quella del Sindaco e Giunta? In parole povere: ma chi governa a livello locale ha le idee chiare? Ai posteri l’ardua sentenza.

giovedì 13 maggio 2010

Casa: ma in quale anno siamo?

Anche se quando parliamo di casa siamo ormai abituati da molto tempo a vederne e sentirne di tutti i colori siamo rimasti sconcertati dalla mozione che sarà presentata nel corso del consiglio comunale di Campi Bisenzio con la quale si chiede addirittura il blocco degli sfratti per morosità. Avete letto bene: gli sfratti per morosità.
Servirebbe a poco chiedersi se chi propone la mozione si è reso conto che siamo nel 2010 e che la proprietà da molto tempo, almeno così speravamo che fosse, non è più considerata un “furto”. Allo stesso modo, non servirebbe domandarsi se qualcuno possa pensare ancora alla possibilità di requisire le abitazioni, direttamente od indirettamente, come avveniva in altri tempi ed in altro luogo. L’unica cosa che si potrebbe pensare, legittimamente direi, è che qualcuno ha perso completamente il senso dei tempi e della realtà!
Come si può pensare di espropriare, anche se parzialmente e/o temporaneamente, un bene che appartiene a qualcuno che, facendo sacrifici e rinunce, ha investito i propri risparmi in un appartamento da cedere in locazione? Il fine di questi proprietari, legittimo ed apprezzabile vista la difficoltà di reperire alloggi in affitto, spesso è di integrare una pensione od uno stipendio insufficienti a garantire condizioni. Come si può ancora oggi ritenere che il privato possa essere obbligato a farsi carico del problema di altri cittadini rinunciando ad un canone di locazione percepito legittimamente e sul quale vengono corrisposte tasse ed imposte ben oltre il limite della tollerabilità?
Non sarebbe invece giusto e corretto pensare che nei casi di morosità spesso dovuti alla mancanza di lavoro o alla perdita del reddito precedentemente percepito dovrebbe semplicemente intervenire lo Stato, attraverso gli enti locali più vicini al problema, con aiuti per far fronte all’impegno assunto al momento della stipula del contratto di locazione?
Sarebbe ormai giunto il momento che qualsiasi forza politica – qualsivoglia idea o ideologia rappresenti – cominciasse a pensare in maniera completamente diversa. Con questi metodi non si risolve assolutamente il problema della casa e non si fa altro che incentivare la disaffezione dei proprietari nei confronti della locazione, con la conseguenza che diventa preferibile tenere una casa sfitta piuttosto di dover affrontare l’odissea di uno sfratto soprattutto se per morosità.
Questo modo di pensare, unito all’incapacità della politica di affrontare con iniziative giuste e valide il problema rifugiandosi nell’infinita lista dei decreti di blocco degli sfratti (per fine locazione prima - e se questo è il pensiero insito nella mozione della quale parliamo – si rischia di arrivare al blocco anche per quelli dovuti a morosità) ha provocato l’enorme fenomeno delle case sfitte arrivate ormai alla cifra impressionante di circa 800.000 unità.
E’ proprio difficile pensare che una politica seria e provvedimenti giusti riporterebbero sul mercato questa enorme massa di abitazioni risolvendo definitivamente il problema casa? E non si riesce a pensare niente di meglio che bloccare perfino gli sfratti per morosità? Povera politica come è caduta in basso!

venerdì 7 maggio 2010

A proposito di "federalismo fiscale"!!!

Ci eravamo posti più volte la domanda su come sarebbe stato interpretato il “federalismo fiscale” tanto sbandierato in questi ultimi mesi e sul quale sembra che si debba giocare la vita stessa del Paese, per altro scosso da ben altri problemi ed ancora più preoccupato per le notizie poco rassicuranti che provengono dai nostri vicini greci. Tuttavia, ancora non abbiamo ricevuto notizie precise su finalità e contenuti di un provvedimento al quale vengono attribuite proprietà talmente eccezionali da risolvere per sempre problemi di tutti i tipi e di qualsivoglia natura.
Il Paese è economicamente allo sbando? Ci pensa il federalismo fiscale! Gli enti locali versano in cattive acque per una dissennata politica della spesa? Ci pensa il federalismo fiscale! I cittadini (non parliamo poi dei consumatori) non hanno – salvo rarissime eccezioni - più fiducia nelle loro istituzioni? Niente paura: ancora una volta, ci pensa il federalismo fiscale!
Questa la cornice di un quadro che, ribadiamo, deve essere completamente disegnato, partendo dal presupposto che sarà comunque difficilissimo mettere insieme una gamma armonica di colori in quanto il pennello passa da una mano all’altra senza un senso logico ed un efficace coordinamento del grandissimo numero di soggetti che, necessariamente, dovranno dire la loro.
Nel nostro piccolo a Campi Bisenzio abbiamo avuto la prova, purtroppo, di cosa ci aspetta. E’ accaduto in occasione di un recente consiglio comunale nel corso del quale ad una precisa richiesta di togliere l’ICI (prevista al 4,8 per mille con applicazione delle detrazioni) per le abitazioni a canone concordato al solo fine di favorire il ritorno sul mercato di qualche appartamento da cedere in locazione a chi si trova in difficoltà nella ricerca di una casa, c’è stata una sollevazione di sindaco e giunta che hanno giudicata la proposta una sorta di reato di lesa maestà – meglio sarebbe dire di “lesa tassazione” – e di attentato alle risorse economiche del comune.
A niente è servito spiegare che si sarebbe trattato di un incentivo “simbolico” visto il numero limitato degli appartamenti comunque reperibili (10 o 20 sarebbe già un numero importante per alleviare la penuria di alloggi ma evidentemente insufficiente per risolvere in modo esaustivo il problema) e del tutto insignificante per le risorse dell’amministrazione comunale. La somma in discussione, infatti, sarebbe stata nell’ordine dei 4/5.000 euro annui, recuperabili forse con una semplice riduzione di spese superflue e/o comprimibili senza alcun danno. E neppure è servito far notare che la stessa somma, senza voler economizzare su altre voci, poteva essere recuperata semplicemente con il risparmio dell’importo da erogare per contributi in conto locazione, in quanto (è semplicemente una piccola operazione di matematica elementare) i canoni concordati sono quasi la metà di quelli liberi.
E’ stata la classica dimostrazione pratica di come sarà interpretato il federalismo fiscale da chi ci amministra a livello locale. Inoltre, si è avuta la conferma – cosa che abbiamo sostenuto in molte occasioni – che pur cambiando le regole non si modifica niente se non cambiano la mentalità ed il comportamento dei nostri amministratori.