giovedì 5 febbraio 2009

Contrordine. Sarà rimborsato il canone di depurazione! Rimborso diretto senza domanda di richiesta per gli anni precedenti

Come nelle migliori favole si potrebbe concludere con “….e furono rimborsati tutti, felici, contenti e senza domanda!”. Questo è l’esito (si spera) della vicenda relativa alla restituzione dei canoni di depurazione a quei cittadini che l’avevano pagata in bolletta pur non godendo del servizio, o avendolo anche temporaneamente sospeso. La sentenza della Corte Costituzionale che ha stablito quanto appena descritto, è intervenuta a fare giustizia di un’assurda iniquità, peraltro prevista dalla Legge Galli, che consentiva agli enti di gestione del servizio di approvvigionamento idrico di applicare questa maggiorazione – il canone di depurazione appunto – anche in caso di mancanza dell’impianto od essendo lo stesso non funzionante.
L’Assessore regionale Marco Betti ha infatti chiarito, in risposta ad un’interrogazione del capogruppo UDC Marco Carraresi, che non ci sarà bisogno di fare domande in quanto saranno le società di gestione, su indicazione degli ATO, a rimborsare direttamente alle famiglie le cifre pagate per canoni relativi alla depurazione anche in mancanza degli stessi rispettando, appunto, la sentenza della Corte Costituzionale.
La questione del mancato rimborso diretto ma legato alla presentazione di un’istanza era stato da noi sollevato nello scorso numero di Metropoli Day in un editoriale. Qui, oltre ad esprimere perplessità per la decisione del Presidente di ATO 3 di vincolare la restituzione di quanto legittimamente dovuto agli interessati solo dietro richiesta, ci chiedevamo come mai si paventasse la mancanza di risorse per far fronte alla restituzione di quanto percepito in più quando, sulla base della legge Galli (prima richiamata), le somme versate dai cittadini per canone di depurazione sarebbero dovute confluire in un apposito fondo volto alla realizzazione degli impianti.
Quello che non sapevamo – nessuno aveva fornito un dato preciso – era l’ammontare di questo “tesoretto” che è stato chiarito dall’ANEA – associazione delle autorità e degli enti di ambito – la quale ha indicato in circa 20 milioni di euro all’anno il mancato introito dei gestori della Toscana con una incidenza del 7% circa dell’ammontare complessivo del fatturato annuo. Ed allora, il conto (ovviamente orientativo) è presto fatto: se sono 10 anni di canoni impropriamente percepiti – sulla base della sentenza della Corte Costituzionale – si tratterebbe della somma complessiva, di tutto rispetto, di circa 200.000 euro. Sarebbero, tanto per capirci meglio, 400 mld. delle vecchie lirette , che, a nostro modesto parere, avrebbero permesso di costruire i depuratori od almeno avviare concretamente i lavori. Perché non è stato fatto? E perché questa somma non è più nella disponibilità degli enti se la legge Galli stabiliva che le somme percepite avrebbero dovuto essere accantonate con quella finalità? Ci piacerebbe molto saperlo vista la preoccupazione del Presidente dell’ATO 3 che non sapeva dove reperire le risorse.

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