lunedì 14 gennaio 2008

Condominio e PN10

Sempre più spesso indagini e ricerche tecniche, svolte da enti pubblici od associazioni ambientaliste più o meno importanti, attribuiscono al riscaldamento degli edifici una grossa responsabilità per le immissioni nell’aria di polveri inquinanti e nocive chiamate PN10.
Posto ciò come un dato reale, indipendentemente dalla percentuale di responsabilità di immissioni nocive, appare poco comprensibile come la Pubblica Amministrazione non si sia attivata per un’inversione di tale tendenza. In tal senso, sono mancati gli interventi opportuni e realizzabili tramite disposizioni capaci di costringere i costruttori, i progettisti, gli impiantisti e tutti coloro che vi fossero coinvolti ad adottare ogni provvedimento necessario a limitare o ad eliminare completamente questo fenomeno.
E’ inoltre inconfutabile come di frequente, chi dovrebbe attuare i controlli anche soltanto in relazione all’ applicazione delle leggi esistenti, non svolga correttamente il proprio compito venendo meno al proprio dovere, con la conseguente insolvenza di un problema importantissimo per la qualità della vita dei cittadini , delle cui conseguenze ci si rende conto solamente ora.
Un esempio pratico, ancorché semplicissimo, è quello delle emissioni provocate dalle centrali termiche condominiali che potrebbero essere ridotte mediante l’incentivazione di dispositivi atti a ridurre gli sprechi e le emissioni, attraverso la semplice eliminazione delle distorsioni nell’erogazione del calore determinate dalla totale mancanza di dispositivi tecnici capaci di sopperire a carenze costruttive ed impiantistiche.
Sarebbe sufficiente che venisse incentivata la realizzazione del sistema della “contabilizzazione calore”, la quale porterebbe ad una sostanziale eliminazione degli sbilanciamenti degli impianti e dei conseguenti maggiori consumi, oltre che alla conseguente diminuzioni delle emissioni nocive. Tutto ciò, a fronte di un basso costo.
Invece di proporre faraoniche soluzioni difficilmente attuabili – e basterebbe conoscere la realtà condominiale per capirlo - non servirebbe nient’altro che contribuire a livello regionale (se lo Stato non sopperisse diversamente) alla copertura degli interessi derivanti da finanziamenti ai condomini da parte istituti di credito convenzionati (che sarebbero certamente interessati a questo tipo di interventi).
Come dire “massimo risultato con il minimo sforzo”! Non sarà allora legittimo pensare che le soluzioni troppo semplici sono quelle meno gradite a chi ci governa?

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