venerdì 19 giugno 2009

Prezzo del gas: scende o non scende?

Una volta si diceva che il mestiere più difficile fosse quello dei genitori, ma c’è da giurare che quello del “consumatore” non è certamente da meno. Per avere una conferma a questa nostra affermazione basta aver seguito su tutti gli organi di informazione la polemica sorta fra Nomisma Energia e l’Autority per l’energia. Queste danno un’interpretazione diametralmente opposta all’eventualità che la riduzione del prezzo del greggio si rifletta sulla diminuzione delle bollette del gas e dell’energia elettrica rispettivamente per un 9,5% - per le prime – e del 2,1% - per le seconde – a partire dal prossimo trimestre luglio-settembre. Addirittura, in relazione ad alcune stime, si era quantificato un risparmio medio per famiglia di circa 97 euro per il gas e di 9,5 euro per l’energia elettrica.
Tuttavia, con buona pace delle associazioni dei consumatori, l’Authority, ha dichiarato: “le previsioni che di tanto in tanto istituti specializzati comunicano in merito alle bollette di elettricità e gas non rappresentano altrettante frequenti variazioni della spesa familiare. Tali previsioni, spesso imprecise per difetto o per eccesso e difformi fra loro, possono turbare i mercati e comunque disorientare gli stessi consumatori, indotti a pensare che i prezzi di riferimento varino disordinatamente nel tempo e più frequentemente rispetto alle scadenze trimestrali”.
Di fronte a queste sconcertanti dichiarazioni viene naturale chiedersi come sia possibile che la stessa Autorità non ravvisi l’enorme ed ingiustificabile stortura che sovrintende al mercato dell’energia (gas e luce elettrica ma non solo perché la questione riguarda anche i carburanti) ed alle società di riferimento – comprese quelle pubbliche e/o a partecipazione pubblica – sempre pronte, e con un’immediatezza da fare invidia a chiunque, a recepire le variazioni in più del mercato del petrolio ed estremamente disattente od elusive quando avviene il contrario.
Le famiglie hanno subito un salasso di proporzioni enormi quando il barile ha raggiunto livelli impensabili (oltre 150 dollari per barile), con riflessi notevolissimi sul costo del gas metano e dell’energia elettrica. D'altra parte, ben poco chiaro hanno visto quando la tendenza è stata opposta e si è giunti ad un costo molto basso addirittura a livelli record per negatività. Eppure, come al solito, la risposta a questo tipo di problema sarebbe semplicissima (forse troppo?) in quanto basterebbe obbligare le società interessate a mettere sul mercato, al prezzo di riferimento dell’acquisto, lo stesso quantitativo di prodotto prelevato. Cioè, molto semplicemente, se ho acquistato a 50 dollari al barile una quantità ben definita dovrei essere obbligato a rivenderla con lo stesso valore di riferimento. Una volta tanto, i consumatori (noi stessi quindi) sarebbero tutelati e protetti da una speculazione alla quale nessuno ha il coraggio di porre fine, continuando a perpetrare un sistema nel quale l’anello debole (il cittadino) è sempre danneggiato.
Ci permettiamo di porre ai nostri lettori ed a noi stessi una domanda: ma per far questo c’era bisogno di creare un’Authority? O potevamo almeno risparmiare i costi di un altro ente che, evidentemente, non serve ad eliminare un sistema discutibilissimo (se vogliamo usare un termine molto soft) e sicuramente sbilanciato a favore dei soliti?

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