venerdì 12 giugno 2009

IMMIGRAZIONE E CONDOMINIO – Dalle elezioni un messaggio da recepire.

Ha destato non poca sorpresa, almeno per quanto riguarda le nostre zone, il risultato elettorale di alcune liste – in particolare quello della Lega nord – che del tema immigrazione hanno fatto un loro cavallo di battaglia da lungo tempo. Spesso, con un’interpretazione discutibile, ma certamente in linea con il pensiero di molti cittadini sicuramente stanchi di una situazione sociale ed economica attribuita – in qualche caso a torto, seppur con qualche indiscutibile ragione – ad un fenomeno non sempre ben governato.
Indicativo a proposito quanto verificatosi nella provincia di Prato, che negli ultimi anni ha subito in maniera traumatica la consistente immigrazione cinese. Tale flusso, per così dire, di dimensioni anomale ha pesato sull’intera comunità locale, determinando una progressiva e preoccupante crisi del settore tessile, da molto tempo fiore all’occhiello dell’intera città .
A questo aspetto, indubbiamente importantissimo, si è aggiunto quello della difficoltà di gestione dei rapporti sociali e la creazione di una vera e propria città nella città, rappresentata dal sorgere di interi quartieri e/o zone della città completamente monopolizzati dalla comunità cinese. In questa situazione si viene ad inserire anche l’aspetto della vita condominiale, i cui equilibri sono stati del tutto scompaginati. Anche per la mancanza di leggi e norme specifiche, si è verificata l'impossibilità di assumere ed attuare iniziative per evitare un continuo peggioramento della qualità delle condizioni degli edifici con un costante ed ininterrotto degrado.
Più volte da parte nostra è stato segnalato questo pericolo e spesso ci siamo trovati a chiedere - ed a chiederci - il perché una parte così importante nella realtà delle città, grandi o piccole che siano, come di fatto sono i condomini sia stata completamente dimenticata dalla politica e dalle istituzioni. Così come ci siamo chiesti il perché nessuno – Governo, Regioni ed Enti locali – abbia compreso che il primo luogo dove si può intervenire per creare non solo l’integrazione, ma anche la comprensione delle leggi e norme di vita civile, almeno per come la intendiamo noi, è il condominio. Qui convivenza e rispetto dei doveri, prima ancora che il riconoscimento dei diritti, sono alla base di un rapporto che, sia pure nel rispetto delle proprie tradizioni, non può prescindere dall’accettazione dell’insieme delle regole del Paese nel quale si è scelto di vivere.
Ancora più grande è l’amarezza di dover prendere atto di una situazione che non getta le basi a favore di una corretta integrazione. La direzione è infatti quella di ghettizzazioni e/o creazioni di comunità nella comunità. D'altra parte, è proprio il fenomeno dei cittadini cinesi ad insegnarlo: il mancato riconoscimento da parte delle istituzioni della necessità di intervenire, con i fatti e non solo con parole, è la causa prima di un disagio ormai avvertito in tutta la società. Sarebbe stato sufficiente - e ciò non equivale a dire facile - “governare” il fenomeno e non subirlo.
Nel nostro piccolo avevamo lanciato l’idea del regolamento condominiale multietnico, che avrebbe potuto rappresentare un modo di far comprendere la realtà del condominio ai cittadini stranieri, ma la gran parte delle istituzioni non ha ben compreso lo spirito e l’importanza dell’iniziativa. Peccato, perché a nostro parere si è persa un’altra opportunità.

Nessun commento: