venerdì 27 marzo 2009

Casa: discutiamone senza ipocrisie

Com’era prevedibile le proposte del premier sui provvedimenti da emanare per rimettere in marcia il settore dell’edilizia hanno provocato un’infinità di discussioni e prese di posizione più o meno legate a valutazioni suggerite da diverse posizioni politiche, piuttosto che da un esame approfondito – peraltro ancora difficile visto che non esiste ancora un testo definitivo (o quasi) sul quale confrontarsi – sulla base dei contenuti tecnico-giuridici attinenti alcuni aspetti della bozza del piano casa.
Spesso, potremmo anche osare di dire sempre, commenti e giudizi sono dettati più dall’appartenenza ad uno schieramento politico od all’altro che non ad una corretta e serena valutazione delle proposte e delle loro conseguenze sulla vita dei cittadini, del loro impatto per il territorio e per la corretta programmazione degli interventi urbanistici. Ci troviamo di fronte ad una serie di considerazioni dettate più da convenienza politica che da obiettive considerazioni – appunto – tecniche e giuridiche. Ma, cosa ancora più grave, a valutazioni parziali del problema senza porsi di fronte all’intero pianeta casa e delle relative questioni irrisolte.
Indicativa al proposito l’intervista all’Assessore regionale Riccardo Conti apparsa sul “Corriere Fiorentino” di sabato 21 Marzo u.s. nella quale vengono avanzate le perplessità della regione Toscana su questo provvedimento, come detto ancora basato su ipotesi, in quanto “abitare non vuol dire solo qualche metro quadrato in più, significa servizi, parcheggi, fogne, strade, verde. Non è una questione estetica: è che il governo del territorio è indispensabile”.
A prescindere dal fatto che ci sarebbero stati motivi più strettamente giuridici – e li prenderemo in considerazione con appropriati articoli in questa stessa pagina anche nelle settimane successive perché siamo sicuri che ci saranno ancora molte discussioni da affrontare in merito - degni di essere esaminati, meraviglia che la stessa considerazione non sia mai stata fatta dall’Assessore, e meno che mai dal Presidente Martini, sulla possibilità concessa con semplice D.I.A. (dichiarazione inizio di attività) di frazionare un’unità immobiliare e/o di variare la destinazione di un fondo commerciale per trasformarlo in appartamenti. Eppure, caro Assessore, questo problema è molto più devastante e dirompente del semplice ampliamento delle unità immobiliari (ovviamente in particolare quelle in condominio) perché dovrebbe risultare evidentissimo che nel caso di ampliamento del 20% della superficie dell’appartamento – sempre riferendosi al condominio – non sempre si provoca un aumento dei residenti, cosa assolutamente certa nell’ipotesi del frazionamento delle unità immobiliari!
Come mai questa evidente stortura non ha destato alcun interesse dell’Assessore regionale – per la verità neppure di quelli provinciali, comunali, etc. etc. etc. – pure attento e pronto alla critica (peraltro per altri motivi da noi condivisa) in questa occasione? Perché nessuno si è posto il problema dei servizi, parcheggi, fogne, strade, verde e – aggiungiamo noi – della corretta e programmata espansione urbanistica di una città? Perché, infine, uno strumento urbanistico come la D.I.A., nato per la semplificazione delle procedure per le modifiche interne ad un appartamento, si è trasformata in una sorta di lasciapassare per stravolgere la vita di un condominio in un modo qualche volta insostenibile?
Non si potevano adottare provvedimenti per evitare tutto ciò?

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